GINOSA
Ginosa, con una superficie di 190,06 km² che comprende anche il litorale di Marina di Ginosa, è l'ultimo comune della provincia jonica al confine con la Basilicata. L'ampio e diversificato agro spazia dalla gravina al mare, dalle pianure ai paesaggi collinari, e si estende alla murgia interrotta soltanto dalla zona Casale, fenditura della roccia calcarea di 3 km che circonda l'intero centro storico. In questi ambiti naturali si avvicendano vigneti, ortaggi e olivi. Le origini Abitata dal paleolitico (ci sono scavi in località Oscorosciuto riguardanti l'Homo sapiens condotti da ricercatori senesi) durante l'età del bronzo fu abitata dai messapi. Con l'istallazione delle vicine colonie greche di Taranto e Metaponto, la pianura ginosina divenne di dominio conteso dalle due grandi polis. Con l'avvento delle legioni romane paradossalmente l'altopiano ginosino si ellenizzò anche etnicamente, questo principalmente per via delle due distruzioni che subì Metaponto.
In epoca romana Ginosa ebbe importanza per tre motivi:
1. la sua vicinanza alla via Appia che la fece una sorta di fortino militare;
2. la sua piana, che in mano a pochi latifondisti, costituì un solido granaio per Roma;
3. le capacità organizzative nell'approvvigionamento dell'esercito romano.
Al tramonto dell'Impero l'intera piana fu abbandonata sia perché le ville fortificate presenti non erano in grado di difendere questo ampio territorio dalle scorribande germaniche prima e saracene poi, sia perché la popolazione si era contratta per via delle carestie. La popolazione si rifugiò quindi nelle gravine, nacque così l'incantevole abitato ricristianizzato dai monaci bizantini che ivi si stanziarono lasciandoci capolavori artistici come la chiesa rupestre di Santa Sofia. La dominazione effimera bizantina fu definitivamente scacciata con l'avvento dei Normanni che per controllare la costa dagli assalti saraceni fecero costruite torri di avvistamento lungo il litorale.
Con l'avvento normanno si instaurò un regime feudatario, e Ginosa fu un feudo di terza categoria e non riuscì mai a consolidare su di sè una baronia stabile.
Con il finire del Medioevo inizia il lento declino della civiltà rupestre. La gente lentamente abbandona la gravina per spostarsi sulla collina dove sorge l'odierno abitato, e dall'architettura "spontanea", fatta di forme e dimensioni estremamente irregolari, si passa alle case "lamiate" e alle case "soprane" della zona Popolicchio. È in questo momento storico che "il vivere in grotta" diviene, dal punto di vista sociale, un elemento discriminante.
Monumenti e luoghi di interesse
Il principale monumento di Ginosa è il Castello normanno, in zona orologio, fatto costruire nel 1080 da Roberto il Guiscardo per difendersi dalle incursioni saracene. Il castello di Ginosa originariamente era munito di tre torri merlate e di un ponte levatoio, elementi architettonici che furono demoliti quando nel XVI secolo, quando il comune ionico divenne baronia della potente famiglia Doria. Così il Castello acquisì l'aspetto di u grande palazzo che ancora oggi si erge poderoso a dominio di tutto l'antico abitato. Il Castello normanno compare anche nello stemma araldico che simboleggia il comune.
Sono inoltre da vedere:
§ Piazza Orologio
§ Le gravine, Valle dell'Arciprete l'Oscurusciuto, Canale San Giuseppe, Torrente Lagnone Tondo, Canale il Palombaro, Torrente Gravinella, Canale Cecera, Selva Venusio, La Difesella, Gravina Grande, Passo di Giacobbe, Gravinella di Cavese e Canale San Pellegrino, Fosso dell'Alloro e Gravinella del cacciatore
§ Agro ginosino
§ Lago Salinella, un lago costiero retrodunale a Marina di Ginosa che si trova al confine tra la Puglia e la Basilicata, occupante il tratto terminale dell'antico alveo del fiume Bradano, il lago è un importante luogo dove sostano numerose specie migratorie dove è possibile fare Birdwatching
§ Chiesa Matrice, o Chiesa Madre, costruita nel 1554 per l'interessamento di un presidio militare francese, il tempio fu dedicato ad uno dei santi più celebri e popolari della Francia: San Martino da Tours. La linea architettonica della chiesa esprime il Cinquecento, cioè quello stile architettonico che, messo da parte il gotico, col culto dell'arte classica si ricollega all'architettura romana, augustea.
§ La costa di Ginosa Marina
§ Torre Mattoni (o Torre di Bradano), torre d'avvistamento costiera, foce del Bradano
§ Pineta Regina, Pineta Cavese
§ Le Masserie antiche
Cinema Nello scenario della gravina di Ginosa sono state girate due opere cinematografiche: nel 1964 Il vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, quando furono demoliti due casolari del Trecento; nel 1999 "Terra bruciata" di Fabio Segatori.
Cenni Storici sulla Citta' di Ginosa Numerosi ritrovamenti archeologici, con corredi funerari ricchi di ceramiche peucete, ioniche, corinzie e attiche, raccontano come il territorio di Ginosa fosse sede di un insediamento indigeno dell´età arcaica, fervido di scambi commerciali e culturali con i circostanti centri apuli e lucani. Della "Genusia" dell´età classica narra invece la cerchia muraria in grossi conci di tufo locale, all´interno della quale le abitazioni in muratura erano disposte lungo gli assi stradali. La storia continua con la città magno-greca, testimoniata dalla necropoli con sepolture a fossa o sarcofago monolitico, nei cui corredi tombali, il materiale ceramico di origine lucana o apula a figure rosse è sovradipinto con forme e motivi greci, di ispirazione epica e mitologica. Dal II sec. a.C. in Genusia si afferma la grande forza dell´Impero Romano, di cui diviene praesidium grazie alla sua posizione strategica. La floridezza della Genusia Romana è testimoniata fino al IV sec. d.C.
Siamo nella prima metà del sec. X quanto la venuta dei monaci, prevalentemente basiliani, riporta nel meridione d´Italia quella ventata di riellenizzazione conseguente al dominio bizantino. Nasce così una città presepe, raccolta ai piedi del Castello Feudale e della Chiesa Matrice, che appare misteriosa nel profondo della tortuosa gravina.
Villaggio concepito e strutturato come borgo medievale, ma scavato nella roccia dei pendii tufacei della gravina, dove abitazioni, chiese, cappelle, laboratori e molini testimoniano un ricco intreccio di arte, spiritualità e praticità. I secoli successivi furono caratterizzati dal continuo succedersi di feudatari, da Manfredi, a Filippo d´Acaia (1296), Stefano Sanseverino (1399), Ugone di Moliterno (1412), Pirro del Balzo (1459) principe di Altamura e Duca di Montescaglioso coinvolto nella congiura dei baroni ed infine al saggio e generoso Federico d´Aragona che, divenuto re di Napoli, nel 1496, fece dono del feudo ad Antonio Grisone Sanseverino, accusato poi di tradimento.
Nel 1556, l´Imperatore Carlo V nominò barone della città il fedelissimo ammiraglio Antonio Doria, dal quale i ginosini ebbero diversi benefici, confermati successivamente da Giambattista, suo figlio, che legò il proprio nome a numerosi interventi quali il miglioramento delle campagne, l´innesto nel bosco di una qualità di olivastri tale da rendere l´oliveto di Girifalco uno dei più estesi della regione e la trasformazione del Castello in grande e comodo palazzo. In questo periodo sorsero anche gli importanti conventi dei Cappuccini e degli Agostiniani mentre - soprattutto dopo la costruzione della Chiesa Matrice - lo sviluppo urbanistico cambiava direzione, spostandosi lungo la via che dai piedi del Castello conduce alla cappellina di S. Antonio da Padova, in un susseguirsi di cantine, vialetti, spiazzali, palazzi che delineano la singolarità del centro storico ginosino. Con il grande esodo dagli abituri in grotta si determinava ormai l´inarrestabile declino della Civiltà Rupestre. Il passaggio del feudo, nel 1632, agli Spinola Alcanices de Los Balbases segnò l´inizio di un periodo dolorosissimo conclusosi definitivamente - nonostante le divisioni demaniali successive al 1812 - solo nel 1922 quando il latifondo, ereditato dalla Corona di Spagna, fu alienato e venduto dalla reggente M. Cristina d´Austria all´O.N.C. e ad una società di siciliani. Si avviarono finalmente lo sviluppo economico ed il progresso sociale a lungo frenati dai precedenti sistemi amministrativi.
Ginosa illustra tutto ciò che l´ancestrale miscuglio di etnìe, di culture, di religione ha generato di positivo nel tempo. Seguire le sue vie, esplorare le sue contrade significa percorrere un cammino delle emozioni delle immaginazioni e delle evocazioni in una realtà che tende con orgoglio a mantenere inalterati nel tempo i valori della storia. I numerosi rinvenimenti archeologici testimoniano il succedersi dei periodi storici, nel territorio ginosino, dalla Preistoria al Medioevo.
Insediamenti del Paleolitico Gli scavi, diretti nell´agosto del 1998, 1999, 2000, 2001 e 2002 - per incarico della Soprintendenza Archeologica di Taranto - dal Prof. Gambassini della Sezione Preistoria del Dipartimento Archeologico dell´Università di SIENA, relativi ad un giacimento paleolitico in località cave Santoro, hanno consentito di retrodatare la presenza umana nella gravina di Ginosa a 50.000 anni fa.
Sono stati riconosciuti 12 strati geologici, regolarmente sovrapposti, che comprendono - da un punto di vista archeologico - 27 unità stratigrafiche. Tutte le unità, ad eccezione di un livello vulcanico sterile, hanno restituito un´abbondante industria litica riferibile al Paleolitico Medio che - a giudicare dai dati - elevano il sito ad importanza europea. I resti faunistici rinvenuti - legati all´attività di caccia dell´Uomo preistorico - comprendono ossa frantumate e denti appartenenti a Uro, cavallo, cervo e rinoceronte.
Gli strati più alti, ricchi di raschiatoi e punte ritoccate, possono essere riferiti culturalmente al Musteriano tipico; la tecnica di taglio della pietra è quella nota come Levallois. (Fonte: Ginosa, in Puglia Rurale, il territorio a Ovest di Taranto tra Murgia, Gravine e Jonio. Regione Puglia, Capurso, 2001)
La Chiesa Madre La Chiesa Madre, posta al termine di Via Matrice, immersa nello scenario rupestre, è il simbolo della secolare devozione dei ginosini per la Vergine del Rosario, eletta patrona del paese nel 1765. Costruita in tufo locale, era inizialmente dedicata a S. Martino de Tours.
L´impostazione architettonico-compositiva (facciata a capanna, pilastri cruciformi, archi a sesto acuto, campanile poco slanciato), risalente alla fine del ´400 - inizi ´500, durante la baronia dei Grisone Sanseverino. La costruzione di questa chiesa, che ebbe inizio nel 1554, fu affidata da Giambattista Doria ad architetti francesi perchè i Doria, allora padroni della città di Ginosa, essendo di origine genovese avevano una comunanza con gli architetti francesi.
Ma la ragione più importante è da ricercarsi nelle continue scorribande dei francesi in questa terra per motivi di guerra. Gruppi armati si riunivano e si davano al brigantaggio quindi per porre fine a questa situazione i duchi del luogo cercavano di favorirli con delle franchigie. Così molti si stabilirono ed iniziarono una loro attività. Con ciò si spiega l´influsso della cultura francese in questi territori ed il fatto che la CHIESA MATRICE sia stata dedicata a San Martino di Tours.
La linea architettonica, sia interna che esterna della Chiesa, è tipica del Cinquecento che armonizza lo stile gotico, dominante in Francia, con lo stile rinascimentale che si era affermanto in Puglia in quell´epoca. Il prospetto principale, liscio e monocuspidale (con un solo vertice che va in alto), ospita due feritoie che servono a dare luce alle due navate minori ed un rosone che dà luce alla navata principale.
Sotto il rosone è raffigurato San Martino guerriero nell´atto di dividere con la spada il suo mantello per donarlo al povero e nudo Amiano. Il portale è formato da due colonne scanalate e sormontate da capitelli che reggono un architrave alla cui sommità è presente una lunetta di puro stile cinquecentesco. L´interno della Chiesa è a tre navate.
La navata centrale è divisa da quelle laterali da quattro archi poggianti su pilastri massicci che terminano ad angolo ottuso.In essa troviamo l´altare maggiore in marmo, costruito nel 1892, il pulpito e l´organo settecenteschi. Nella navata sinistra troviamo l´Altare dell´Annunziata in pietra con incisioni in cui è inserita la tela dell´annunciazione dell´Angelo a Maria. Sul lato sinistro in basso sono raffigurati Carlo Borromeo, che riceve da un Angelo la berretta cardinalizia, e Giovanni Battista. Poi ci sono cinque cappelle: Cappella SS. Trinità o di Santa Rita, Cappella del Carmine, Cappella del Sacramento o del Rosario, Cappella di San Pietro ed il Cappellone.
Quest´ultimo rappresenta la parte più antica della Chiesa testimoniata dalla volta a crociera e da tracce di pitture murali. Nella Cappella del Rosario fu collocata una tela della Vergine che tiene il Bambino nel braccio destro e la corona del Rosario nella mano sinistra. Tela molto interessante sia dal punto di vista artistico, per la bellezza e la precisione del disegno e dei colori, che religioso perchè la Madonna del Rosario è la Patrona della città di Ginosa. Nella navata di destra si possono ammirare due altari: uno dedicato a San Vito del 1700 con una tela che rappresenta la SS. Trinità, e l´altro dedicato all´Immacolata. Infine sulla porta d´ingresso c´è un affresco del ´500 di San Martino in abiti Vescovili.
Il Castello Il Castello di Ginosa, situato sopra un pianoro murato, domina tre lati della gravina ed è collegato alla via principale del paese mediante un ponte a quattro arcate, a tutto sesto, che si eleva su un largo e profondo fossato.
La parte più antica è la torre, posta a nord-est; l´originario Castrum normanno, a fine ´400, con il distacco dagli schemi medievali fu ampliato e trasformato in un palazzo signorile, ristrutturato poi nel ´700 dagli Spinola-Alcanices de Los Balbases, feudatari succeduti ai Doria.Il Castello venne costruito verso il 1080 da Roberto il Guiscardo per difendersi dalle possibili incursioni saracene. Esso, quindi, costituiva la difesa del paese ed era quindi l´abitazione del conte, e lo stesso stemma del Castello rappresentava lo stemma del paese.
L´imponente edificio del Castello di Ginosa venne costruito sulle sponde della gravina, cioè nella gravina, e solo la parte superiore si affaccia sul ciglio, a livello dell´attuale Corso Vittorio Emanuele, dove oggi è l´ingresso principale, col breve ponte in pietra, che nel passato era un ponte elevatoio (al posto dell´attuale terza arcata.
La parte posteriore del Castello, a base trapezoidale è astrapiombo sulla gravina, e non ha subìto modificazioni (nell´aspetto esteriore) mantenendo lo stile normanno.
Il sottosuolo del Castello comprende antri e caverne, e al di sotto ancora erano state scavate tre profonde fosse coniche, larghe al fondo e restringentisi in alto, adibite più tardi a cisterne, ma dapprima orride carceri scavate nella pietra, con una crata di ferro per fargli passare l´aria. Il Castello aveva tre torri merlate (oggi incorporate nel complesso ormai ristrutturato), elementi architettonici che furono però demoliti quando, nel XVI secolo, Ginosa divenne baronia della potente famiglia Doria. Così, il Castello acquisì l´aspetto di un grande palazzo che ancora oggi si erge poderoso a dominio di tutto l´antico abitato.
In epoca romana Ginosa ebbe importanza per tre motivi:
1. la sua vicinanza alla via Appia che la fece una sorta di fortino militare;
2. la sua piana, che in mano a pochi latifondisti, costituì un solido granaio per Roma;
3. le capacità organizzative nell'approvvigionamento dell'esercito romano.
Al tramonto dell'Impero l'intera piana fu abbandonata sia perché le ville fortificate presenti non erano in grado di difendere questo ampio territorio dalle scorribande germaniche prima e saracene poi, sia perché la popolazione si era contratta per via delle carestie. La popolazione si rifugiò quindi nelle gravine, nacque così l'incantevole abitato ricristianizzato dai monaci bizantini che ivi si stanziarono lasciandoci capolavori artistici come la chiesa rupestre di Santa Sofia. La dominazione effimera bizantina fu definitivamente scacciata con l'avvento dei Normanni che per controllare la costa dagli assalti saraceni fecero costruite torri di avvistamento lungo il litorale.
Con l'avvento normanno si instaurò un regime feudatario, e Ginosa fu un feudo di terza categoria e non riuscì mai a consolidare su di sè una baronia stabile.
Con il finire del Medioevo inizia il lento declino della civiltà rupestre. La gente lentamente abbandona la gravina per spostarsi sulla collina dove sorge l'odierno abitato, e dall'architettura "spontanea", fatta di forme e dimensioni estremamente irregolari, si passa alle case "lamiate" e alle case "soprane" della zona Popolicchio. È in questo momento storico che "il vivere in grotta" diviene, dal punto di vista sociale, un elemento discriminante.
Monumenti e luoghi di interesse
Il principale monumento di Ginosa è il Castello normanno, in zona orologio, fatto costruire nel 1080 da Roberto il Guiscardo per difendersi dalle incursioni saracene. Il castello di Ginosa originariamente era munito di tre torri merlate e di un ponte levatoio, elementi architettonici che furono demoliti quando nel XVI secolo, quando il comune ionico divenne baronia della potente famiglia Doria. Così il Castello acquisì l'aspetto di u grande palazzo che ancora oggi si erge poderoso a dominio di tutto l'antico abitato. Il Castello normanno compare anche nello stemma araldico che simboleggia il comune.
Sono inoltre da vedere:
§ Piazza Orologio
§ Le gravine, Valle dell'Arciprete l'Oscurusciuto, Canale San Giuseppe, Torrente Lagnone Tondo, Canale il Palombaro, Torrente Gravinella, Canale Cecera, Selva Venusio, La Difesella, Gravina Grande, Passo di Giacobbe, Gravinella di Cavese e Canale San Pellegrino, Fosso dell'Alloro e Gravinella del cacciatore
§ Agro ginosino
§ Lago Salinella, un lago costiero retrodunale a Marina di Ginosa che si trova al confine tra la Puglia e la Basilicata, occupante il tratto terminale dell'antico alveo del fiume Bradano, il lago è un importante luogo dove sostano numerose specie migratorie dove è possibile fare Birdwatching
§ Chiesa Matrice, o Chiesa Madre, costruita nel 1554 per l'interessamento di un presidio militare francese, il tempio fu dedicato ad uno dei santi più celebri e popolari della Francia: San Martino da Tours. La linea architettonica della chiesa esprime il Cinquecento, cioè quello stile architettonico che, messo da parte il gotico, col culto dell'arte classica si ricollega all'architettura romana, augustea.
§ La costa di Ginosa Marina
§ Torre Mattoni (o Torre di Bradano), torre d'avvistamento costiera, foce del Bradano
§ Pineta Regina, Pineta Cavese
§ Le Masserie antiche
Cinema Nello scenario della gravina di Ginosa sono state girate due opere cinematografiche: nel 1964 Il vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini, quando furono demoliti due casolari del Trecento; nel 1999 "Terra bruciata" di Fabio Segatori.
Cenni Storici sulla Citta' di Ginosa Numerosi ritrovamenti archeologici, con corredi funerari ricchi di ceramiche peucete, ioniche, corinzie e attiche, raccontano come il territorio di Ginosa fosse sede di un insediamento indigeno dell´età arcaica, fervido di scambi commerciali e culturali con i circostanti centri apuli e lucani. Della "Genusia" dell´età classica narra invece la cerchia muraria in grossi conci di tufo locale, all´interno della quale le abitazioni in muratura erano disposte lungo gli assi stradali. La storia continua con la città magno-greca, testimoniata dalla necropoli con sepolture a fossa o sarcofago monolitico, nei cui corredi tombali, il materiale ceramico di origine lucana o apula a figure rosse è sovradipinto con forme e motivi greci, di ispirazione epica e mitologica. Dal II sec. a.C. in Genusia si afferma la grande forza dell´Impero Romano, di cui diviene praesidium grazie alla sua posizione strategica. La floridezza della Genusia Romana è testimoniata fino al IV sec. d.C.
Siamo nella prima metà del sec. X quanto la venuta dei monaci, prevalentemente basiliani, riporta nel meridione d´Italia quella ventata di riellenizzazione conseguente al dominio bizantino. Nasce così una città presepe, raccolta ai piedi del Castello Feudale e della Chiesa Matrice, che appare misteriosa nel profondo della tortuosa gravina.
Villaggio concepito e strutturato come borgo medievale, ma scavato nella roccia dei pendii tufacei della gravina, dove abitazioni, chiese, cappelle, laboratori e molini testimoniano un ricco intreccio di arte, spiritualità e praticità. I secoli successivi furono caratterizzati dal continuo succedersi di feudatari, da Manfredi, a Filippo d´Acaia (1296), Stefano Sanseverino (1399), Ugone di Moliterno (1412), Pirro del Balzo (1459) principe di Altamura e Duca di Montescaglioso coinvolto nella congiura dei baroni ed infine al saggio e generoso Federico d´Aragona che, divenuto re di Napoli, nel 1496, fece dono del feudo ad Antonio Grisone Sanseverino, accusato poi di tradimento.
Nel 1556, l´Imperatore Carlo V nominò barone della città il fedelissimo ammiraglio Antonio Doria, dal quale i ginosini ebbero diversi benefici, confermati successivamente da Giambattista, suo figlio, che legò il proprio nome a numerosi interventi quali il miglioramento delle campagne, l´innesto nel bosco di una qualità di olivastri tale da rendere l´oliveto di Girifalco uno dei più estesi della regione e la trasformazione del Castello in grande e comodo palazzo. In questo periodo sorsero anche gli importanti conventi dei Cappuccini e degli Agostiniani mentre - soprattutto dopo la costruzione della Chiesa Matrice - lo sviluppo urbanistico cambiava direzione, spostandosi lungo la via che dai piedi del Castello conduce alla cappellina di S. Antonio da Padova, in un susseguirsi di cantine, vialetti, spiazzali, palazzi che delineano la singolarità del centro storico ginosino. Con il grande esodo dagli abituri in grotta si determinava ormai l´inarrestabile declino della Civiltà Rupestre. Il passaggio del feudo, nel 1632, agli Spinola Alcanices de Los Balbases segnò l´inizio di un periodo dolorosissimo conclusosi definitivamente - nonostante le divisioni demaniali successive al 1812 - solo nel 1922 quando il latifondo, ereditato dalla Corona di Spagna, fu alienato e venduto dalla reggente M. Cristina d´Austria all´O.N.C. e ad una società di siciliani. Si avviarono finalmente lo sviluppo economico ed il progresso sociale a lungo frenati dai precedenti sistemi amministrativi.
Ginosa illustra tutto ciò che l´ancestrale miscuglio di etnìe, di culture, di religione ha generato di positivo nel tempo. Seguire le sue vie, esplorare le sue contrade significa percorrere un cammino delle emozioni delle immaginazioni e delle evocazioni in una realtà che tende con orgoglio a mantenere inalterati nel tempo i valori della storia. I numerosi rinvenimenti archeologici testimoniano il succedersi dei periodi storici, nel territorio ginosino, dalla Preistoria al Medioevo.
Insediamenti del Paleolitico Gli scavi, diretti nell´agosto del 1998, 1999, 2000, 2001 e 2002 - per incarico della Soprintendenza Archeologica di Taranto - dal Prof. Gambassini della Sezione Preistoria del Dipartimento Archeologico dell´Università di SIENA, relativi ad un giacimento paleolitico in località cave Santoro, hanno consentito di retrodatare la presenza umana nella gravina di Ginosa a 50.000 anni fa.
Sono stati riconosciuti 12 strati geologici, regolarmente sovrapposti, che comprendono - da un punto di vista archeologico - 27 unità stratigrafiche. Tutte le unità, ad eccezione di un livello vulcanico sterile, hanno restituito un´abbondante industria litica riferibile al Paleolitico Medio che - a giudicare dai dati - elevano il sito ad importanza europea. I resti faunistici rinvenuti - legati all´attività di caccia dell´Uomo preistorico - comprendono ossa frantumate e denti appartenenti a Uro, cavallo, cervo e rinoceronte.
Gli strati più alti, ricchi di raschiatoi e punte ritoccate, possono essere riferiti culturalmente al Musteriano tipico; la tecnica di taglio della pietra è quella nota come Levallois. (Fonte: Ginosa, in Puglia Rurale, il territorio a Ovest di Taranto tra Murgia, Gravine e Jonio. Regione Puglia, Capurso, 2001)
La Chiesa Madre La Chiesa Madre, posta al termine di Via Matrice, immersa nello scenario rupestre, è il simbolo della secolare devozione dei ginosini per la Vergine del Rosario, eletta patrona del paese nel 1765. Costruita in tufo locale, era inizialmente dedicata a S. Martino de Tours.
L´impostazione architettonico-compositiva (facciata a capanna, pilastri cruciformi, archi a sesto acuto, campanile poco slanciato), risalente alla fine del ´400 - inizi ´500, durante la baronia dei Grisone Sanseverino. La costruzione di questa chiesa, che ebbe inizio nel 1554, fu affidata da Giambattista Doria ad architetti francesi perchè i Doria, allora padroni della città di Ginosa, essendo di origine genovese avevano una comunanza con gli architetti francesi.
Ma la ragione più importante è da ricercarsi nelle continue scorribande dei francesi in questa terra per motivi di guerra. Gruppi armati si riunivano e si davano al brigantaggio quindi per porre fine a questa situazione i duchi del luogo cercavano di favorirli con delle franchigie. Così molti si stabilirono ed iniziarono una loro attività. Con ciò si spiega l´influsso della cultura francese in questi territori ed il fatto che la CHIESA MATRICE sia stata dedicata a San Martino di Tours.
La linea architettonica, sia interna che esterna della Chiesa, è tipica del Cinquecento che armonizza lo stile gotico, dominante in Francia, con lo stile rinascimentale che si era affermanto in Puglia in quell´epoca. Il prospetto principale, liscio e monocuspidale (con un solo vertice che va in alto), ospita due feritoie che servono a dare luce alle due navate minori ed un rosone che dà luce alla navata principale.
Sotto il rosone è raffigurato San Martino guerriero nell´atto di dividere con la spada il suo mantello per donarlo al povero e nudo Amiano. Il portale è formato da due colonne scanalate e sormontate da capitelli che reggono un architrave alla cui sommità è presente una lunetta di puro stile cinquecentesco. L´interno della Chiesa è a tre navate.
La navata centrale è divisa da quelle laterali da quattro archi poggianti su pilastri massicci che terminano ad angolo ottuso.In essa troviamo l´altare maggiore in marmo, costruito nel 1892, il pulpito e l´organo settecenteschi. Nella navata sinistra troviamo l´Altare dell´Annunziata in pietra con incisioni in cui è inserita la tela dell´annunciazione dell´Angelo a Maria. Sul lato sinistro in basso sono raffigurati Carlo Borromeo, che riceve da un Angelo la berretta cardinalizia, e Giovanni Battista. Poi ci sono cinque cappelle: Cappella SS. Trinità o di Santa Rita, Cappella del Carmine, Cappella del Sacramento o del Rosario, Cappella di San Pietro ed il Cappellone.
Quest´ultimo rappresenta la parte più antica della Chiesa testimoniata dalla volta a crociera e da tracce di pitture murali. Nella Cappella del Rosario fu collocata una tela della Vergine che tiene il Bambino nel braccio destro e la corona del Rosario nella mano sinistra. Tela molto interessante sia dal punto di vista artistico, per la bellezza e la precisione del disegno e dei colori, che religioso perchè la Madonna del Rosario è la Patrona della città di Ginosa. Nella navata di destra si possono ammirare due altari: uno dedicato a San Vito del 1700 con una tela che rappresenta la SS. Trinità, e l´altro dedicato all´Immacolata. Infine sulla porta d´ingresso c´è un affresco del ´500 di San Martino in abiti Vescovili.
Il Castello Il Castello di Ginosa, situato sopra un pianoro murato, domina tre lati della gravina ed è collegato alla via principale del paese mediante un ponte a quattro arcate, a tutto sesto, che si eleva su un largo e profondo fossato.
La parte più antica è la torre, posta a nord-est; l´originario Castrum normanno, a fine ´400, con il distacco dagli schemi medievali fu ampliato e trasformato in un palazzo signorile, ristrutturato poi nel ´700 dagli Spinola-Alcanices de Los Balbases, feudatari succeduti ai Doria.Il Castello venne costruito verso il 1080 da Roberto il Guiscardo per difendersi dalle possibili incursioni saracene. Esso, quindi, costituiva la difesa del paese ed era quindi l´abitazione del conte, e lo stesso stemma del Castello rappresentava lo stemma del paese.
L´imponente edificio del Castello di Ginosa venne costruito sulle sponde della gravina, cioè nella gravina, e solo la parte superiore si affaccia sul ciglio, a livello dell´attuale Corso Vittorio Emanuele, dove oggi è l´ingresso principale, col breve ponte in pietra, che nel passato era un ponte elevatoio (al posto dell´attuale terza arcata.
La parte posteriore del Castello, a base trapezoidale è astrapiombo sulla gravina, e non ha subìto modificazioni (nell´aspetto esteriore) mantenendo lo stile normanno.
Il sottosuolo del Castello comprende antri e caverne, e al di sotto ancora erano state scavate tre profonde fosse coniche, larghe al fondo e restringentisi in alto, adibite più tardi a cisterne, ma dapprima orride carceri scavate nella pietra, con una crata di ferro per fargli passare l´aria. Il Castello aveva tre torri merlate (oggi incorporate nel complesso ormai ristrutturato), elementi architettonici che furono però demoliti quando, nel XVI secolo, Ginosa divenne baronia della potente famiglia Doria. Così, il Castello acquisì l´aspetto di un grande palazzo che ancora oggi si erge poderoso a dominio di tutto l´antico abitato.